Omelia di don Ulysses Navarro ssp

18 settembre 2016

Viviamo in un tempo in cui l’informazione è diventata molto accessibile. Quello che una volta era confinato tra le mura di una biblioteca è stato aperto e liberato dalla tecnologia Internet. Ciò che una volta era una costoso chiamata internazionale può ora essere fatta solo con un paio di monete. Le pubblicazioni digitali hanno reso possibile portare un centinaio di libri, memorizzati in un piccolo dispositivo. Ora più che mai, le persone hanno costantemente accesso alle informazioni, quando e dove ne hanno bisogno. Se Alberione fosse vivo oggi, sarebbe certamente entusiasta di vedere come le informazioni viaggiano un milione di volte più veloce del treno Frecciarossa.

Ma, mentre la tecnologia rende tutto questo possibile, sembra che nel mondo di oggi sia sempre più difficile dire la verità. O, per dirla in un altro modo, sta diventando sempre più pericoloso proclamare la verità. Prendiamo facebook come esempio. In tutta onestà, a volte abbiamo paura di esprimere la nostra opinione su una particolare questione, perché siamo preoccupati che possa offendere i nostri amici. Oppure, a volte, pensiamo che, comunicare ciò che crediamo vero, ci porterà problemi inutili. Molte volte, semplicemente decidiamo di non commentare i post di altre persone, o di ritirarci da un dibattito… Tutto questo perché temiamo di essere attaccati in modo negativo. Questo, purtroppo, ha soffocato anche il nostro entusiasmo per la condivisione del messaggio evangelico.

Il Vangelo di oggi ci ricorda le parole di nostro Signore: nessuno accende una lampada e la nasconde sotto il letto. Oltre a sprecare prezioso olio, è anche pericoloso. Solo un pazzo avrebbe coperto la lampada o l’avrebbe nascosta sotto un letto.

Tutti noi siamo stati benedetti con la luce della fede. Questo è il dono prezioso che abbiamo ricevuto nel battesimo. E, attraverso la nostra consacrazione alla vita religiosa, abbiamo reso ancora più chiaro al mondo che faremo in modo che questa luce risplenda ancora più luminosa, e che noi, per il resto della nostra vita, saremo i portatori della luce di Dio. A volte, però, facciamo l’errore di tenere quella luce per noi stessi. A volte, abbiamo paura, e così ci nascondiamo dal mondo. Questi sono i momenti in cui rimaniamo in silenzio mentre il male fiorisce intorno a noi. Questi sono i momenti in cui noi stessi ci chiudiamo nel comfort delle nostre case religiose, o quando non parliamo contro i mali sociali che affliggono i paesi in cui siamo presenti. Questi sono anche i tempi in cui esprimiamo rancore nei confronti di coloro che ci fanno del male, senza lavorare invece per la riconciliazione reciproca. Quando teniamo le lampade solo per noi stessi, immaginiamo come oscure diventeranno le nostre comunità…

Nel suo discorso alle Figlie di San Paolo nel 1932, il Primo Maestro ha detto:

Quando la lampada ha una luce molto potente, manda forti sprazzi, così se voi avete molta divozione al divin Maestro, alla Regina degli Apostoli, a S. Paolo, farete un gran bene. Nello spirito avete i mezzi più potenti per farvi dei meriti, nell’apostolato avete pure il mezzo più potente per far del bene. Siete come quelle donne che aiutarono S. Paolo nell’apostolato. Il Signore vi ha preparato un mistero di grazia, voi prendete la parola di Dio e la spandete dappertutto. Contro il bene vi sono mille difficoltà, ne incontrava anche Gesù, ma intanto il bene si fa. Quel Vangelo venuto dal cielo, quello che contiene la dottrina del divin Maestro di cui il Padre celeste disse: «Ascoltatelo», lo diffondete voi (FSP 1929-33, p. 436).

Il tema di questa Intercapitolo proclama chiaramente: Crediamo e perciò comunichiamo la gioia del Vangelo e la bellezza del carisma. Il mondo ha bisogno di persone con profonde convinzioni, che sanno che ciò che è vero deve superare il buio e la falsità che vediamo ovunque. La Chiesa ha bisogno di donne coraggiose come voi, chiamate a essere comunicatrici del Vangelo. La nostra Famiglia conta su di voi per continuare l’eredità del nostro Fondatore che ha detto: «Siete chiamate a un gran merito».

Ulysses Navarro, ssp