Adorazione eucaristica a conclusione dell’Intercapitolo

… O Gesù, trasformarmi in te, come san Paolo; vivit in me Christus: possedere la tua sapienza
come san Paolo mi raccomanda; o Gesù, tu hai sete di anime, ed io voglio ardere di zelo, come
san Paolo essere tutto infuocato del tuo amore, divorato da esso.
Beato Timoteo Giaccardo, 1917

 

«L’amore del Cristo ci spinge, ci possiede»

Canto di adorazione: Adoramus te Domine…

G. È bello concludere, davanti a Gesù Eucaristia, queste giornate di grazia. Il Maestro Eucaristico è la fonte della vita paolina. Siamo nate nell’eucaristia per divenire eucaristia, pane spezzato per la vita di molti. E, dall’eucaristia, il Maestro ripete a ognuna di noi: «Venite a me…». «Andate…». «Io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso».
Rimaniamo in adorazione e lasciamo che dal nostro cuore esploda il grazie per la ricchezza dei doni che il Signore effonde continuamente sulla Chiesa, sulla Congregazione, sulla Famiglia Paolina.

Silenzio di adorazione

G. Come Paolo possiamo anche noi vivere la profonda consapevolezza:

– mi ha scelta
– mi ha chiamata per grazia
– ha rivelato in me il Figlio
– perché lo annunziassi.

C’è una forza interiore, misteriosa, che investe Paolo e lo costringe a evangelizzare i Gentili, una forza alla quale egli non può e non vuole sottrarsi. L’annuncio del Vangelo lo coinvolge totalmente, non gli dà tregua. Confessa: «Se evangelizzo non è per me un titolo di vanto: incombe su di me una forza che mi necessita. Guai a me se non annunciassi il Vangelo» (1Cor 9,16). Invochiamo lo Spirito Santo perché ci faccia assaporare la bellezza di essere, con tutta la vita, «una missione»; di essere «come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare» (EG 273).

INVOCAZIONE ALLO SPIROTO

Spirito Santo, Spirito Santo
Spirito Santo, vieni!
Vieni dai quattro venti
Spirito del Signore
Spirito dell’Amore
Spirito Santo, vieni!

Vieni, Santo Spirito,
riempi il cuore dei fedeli,
accendi il fuoco del tuo amore.
Lava le nostre colpe,
trasformaci in primizia
di creazione nuova.

G. Paolo è consapevole di essere «afferrato da Cristo», di essersi “perso” appassionatamente nel mistero divino.

1L. L’amore del Cristo ci possiede; e noi sappiamo bene che uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro.
Cosicché non guardiamo più nessuno alla maniera umana; se anche abbiamo conosciuto Cisto alla maniera umana, ora non lo conosciamo più così. Tanto che, se uno è in Cristo è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove (2Cor 5,14-17).

G. «L’amore di Cristo ci spinge, ci possiede», ci avvolge, non ci lascia scappare… Qualsiasi cosa facciamo, ovunque andiamo, siamo circondati dal suo amore. Non possiamo sfuggirgli, siamo dentro di lui, immerse in lui. L’amore di Cristo è così potente, così amabile, così straordinario che non possiamo resistergli. Non abbiamo scelta quando lo incontriamo davvero.
Paolo è preso da questa esperienza…

2L.  Sono messo alle strette tra queste due cose: da una parte il desiderio di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; d’altra parte è più necessario per voi che io rimanga nella carne (Fil 1,23).

G. «Sono messo alle strette», cioè sono certo di essere avvolto, abbracciato da Gesù che mi ama.
Come non sentire un fremito di commozione nel leggere queste frasi appassionate di Paolo?

2L. Che diremo dunque in proposito? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?

Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica.
Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi?
Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?
Proprio come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello.
Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati.
Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore (Rm 8,31-39).

Esame di coscienza

G. Come l’apostolo Paolo, siamo chiamate ad annunciare il Cristo, Misericordia del Padre, a partire dalla nostra fragilità. In questo nostro mondo segnato dalla paura, dalla violenza, dalla persecuzione, chiediamo al Padre di rendere la nostra vita una manifestazione trasparente, una rivelazione della vita di Gesù che pulsa in noi.

Canto: Sulle orme di san Paolo

Sulle orme di San Paolo,
da te, Cristo, conquistati,
nella fede camminiamo:
tu ci hai scelti e inviati.

Crocifisso e Risorto,
la tua croce è nostra gloria;
in te solo è la salvezza
di ogni uomo e della storia.

            Per noi vivere è Cristo,
            e con gioia annunciamo il suo Vangelo:
            è la Via luminosa della vita
            che ai popoli spalanca il suo Regno.

Il beato Alberione
il cammino ci ha tracciato,
e con Tecla, nostra madre,
il carisma ci ha affidato.

Entro nuovi orizzonti,
come apostoli audaci,
la Parola seminiamo
nelle forme più efficaci.

            Per noi vivere è Cristo….

G. Don Alberione ci ha invitate a «Essere anime che bruciano… L’amore a Dio, l’amore alle anime, la sete delle anime, la sete che aveva Gesù Cristo quando ha detto: “Sitio: ho sete”… era la sete spirituale, la sua sete: “Venite ad me omnes”» (FSP58 p. 96). L’evangelizzazione è luce che si espande: «Gesù vuole illuminare tutti per mezzo dell’apostolato, attraverso i mezzi più celeri ed efficaci» (CVV 7; 205).
Le nostre persone devono riflettere la sua luce; i nostri centri apostolici sono «luce che si espande» (CVV 27; 34).

Ascolto della viva voce di don Alberione

Vedere infine di portare il soprannaturale, e come ho detto due-tre-quattro volte: lo spirituale. Non possiamo dare il naturale se non per lo spirituale: per dare l’umano senza dare il sopranna-turale, cessa di scrivere, smetti di stampare, che è meglio. Perché si mostra la vita in un lato che è insufficiente, e non è quello che salva le anime, e non è quello che ha fatto il Divino Maestro. Sentire la responsabilità! Moltissime volte non conta il numero dei lettori, conta il frutto che riporta il lettore. E fossero anche cinque che ne riportano frutto, fosse anche un’anima sola, se hai guadagnato un’anima, salvi te stessa. Ma se i lettori fossero anche cinquemila o cinquantamila o cinquecentomila o un milione e più, come Famiglia Cristiana, e non portassero quel frutto che è la vita eterna, allora distruggete anche le case, che non servono ad altro che a illudere.

Bisogna che si senta lo spirito! Si senta lo spirito! Il soprannaturale dobbiamo dare. E se si prepara la via e poi quello non si dà? Fare lavorare, esigere che scrivano e che stampino e che passino le lunghe sere nell’apostolato, magari per arrivare in tempo, e che si spenda, si rimettano soldi, si rimetta anche la salute per camminare, per andare… Superiore, pensate alla responsabilità! Non possiamo illudere le nostre figliuole giovani. Dobbiamo far sentire che è la verità, è la salvezza che dobbiamo portare al mondo.

Qualche volta mi viene anche proprio da piangere, perché io non ho potuto arrivare a tutto, certamente, e mentre devo guardare una parte, l’altra è cascata; poi bisogna di nuovo metterci mano e rialzare. E a rifare ci vuole più che a fare. E allora si perdono degli anni. Ma Dio ci ha mandato per questo. Se altri hanno una responsabilità, supponiamo, un padre, una madre di famiglia, su noi pesano quanti milioni di anime? Non voglio offendere nessuno, perché direi anche contro la verità, perché la maggior parte lavora in spirito soprannaturale. Ma notare bene quello che viene ripetuto: dev’essere spirituale, deve essere spirituale [ciò che diamo nell’apostolato! (SdC n. 266).

Preghiera d’intercessione

G. Sensibili agli appelli dell’umanità, siamo chiamate a “tenere il mondo tra le mani” per offrirlo ogni giorno al Signore. La Prima Maestra diceva:
Quando avremo il cuore ricolmo dell’amore di Dio, questo amore necessariamente si riverserà sul mondo….
Allarghiamo le idee e il cuore. Non facciamo distinzione di regione, di nazionalità. Siamo tutte Figlie di San Paolo. Tutto il mondo è per noi campo di apostolato.
Gesù Maestro ci doni il suo sguardo d’amore per il mondo d’oggi, la sua «compassione per le folle stanche e affamate».

Preghiere spontanee

G. Giunte al termine dell’Intercapitolo, accogliamo il mandato di comunicare a tutto il mondo e in particolare al nostro mondo paolino, «la forza e la bellezza della fede» (PF 4), la gioia del Vangelo, la bellezza di una vocazione che ci chiama a farci «tutte a tutti» perché il mondo creda.

Benedizione del Beato Alberione

Ebbene, vi benedica il Signore per intercessione dell’apostolo Paolo. Gli piaccia far sì che ritornando ai vostri uffici voi vi arricchiate, giorno per giorno, d’innumerevoli meriti come le spigolatrici operose che al termine della loro giornata hanno i più bei covoni.

Vi conceda il Signore di diventare sempre più illuminate, più sapienti, più forti, di farvi camminare continuamente sulle quattro ruote, con il treno che corre veloce verso la sua meta.

Benedica Gesù tutta la vostra famiglia, la mantenga sulla retta via, sulla via tracciata dal padre S. Paolo e per questo vi dia la grazia di obbedire individualmente ed in blocco, ossia tutta la Congregazione, poiché per giungere felicemente al porto, il bastimento ha bisogno non solo delle buone disposizioni di ciascun navigante, ma altresì di buoni motori che lo facciano filare e galleggiare.

Camminate secondo lo spirito della Congregazione, sempre avanti, sempre costanti e il Signore tenga la sua santa mano sul capo di tutte e di ognuna, onde tutte ed ognuna realizziate i desideri del Maestro divino Gesù Cristo (FSP35, p. 320).

Canto alla riposizione del Santissimo

Non temete Non temete.
Io sono con voi Io sono con voi.
Di qui voglio illuminare, illuminare.
Abbiate il dolore dei peccati.
Non temete!
Io sono con voi Io sono con voi.