Omelia di don Vito Fracchiolla ssp

MESSA DI APERTURA DELL’INTERCAPITOLO FIGLIE DI SAN PAOLO

     La Parola di Dio che abbiamo ascoltato esprime bene i sentimenti che abitano e occupano i vostri cuori in questo momento in cui vi accingete a vivere questo Intercapitolo. Ma la Parola di Dio non solo evidenzia questi sentimenti, ma ci dice anche come gestirli e in che dimensione metterli perché possano tradursi positivamente per il lavoro che vi attende.
Passiamoli in rassegna.

     Ci dice Paolo: «Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli». Questo stato di sofferenza per le doglie del parto da parte di tutta la creazione e di noi che aspettiamo l’adozione a figli è una condizione permanente, su questa terra, del cristiano.

     L’immagine usata da Paolo è applicabile anche all’evento dell’Intercapitolo che oggi iniziate. In questo periodo farete verifiche, analisi, progetti ma il denominatore comune sarà la sofferenza del parto. Quella sofferenza però di cui parla Paolo che non è una sofferenza fine a se stessa ma una sofferenza che produce vita. Una sofferenza derivante dalla nostra condizione di creature che “possediamo le primizie dello Spirito” ma non ancora la pienezza; di persone che hanno già ora la visione del “Regno” ma offuscata dalle nostre fragilità e dalla mentalità di questo mondo; di persone che sono “buon grano” ma che devono crescere insieme alla zizzania che il nemico ha seminato nel nostro campo/tempo. È la dimensione del “già, ma non ancora” quella che vivrete, ma che, in fondo, è quella che viviamo ognuno di noi, ogni giorno.

     E in questa condizione di “gemito interiore”, propria di questi giorni, sono possibili delle deviazioni o scivolamenti da cui dobbiamo difenderci: lo scoraggiamento di fronte alla molteplicità di problemi e alla loro dimensione mondiale; l’arroccamento su posizioni di retroguardia; la difficoltà o l’impossibilità a trovare delle soluzioni indolori; la sensazione di dover ricominciare o di voler ricominciare tutto da capo; la tentazione delle correnti e delle divisioni a discapito del dialogo e del costruire ponti ecc.

     Tutti noi siamo persone di esperienza e abbiamo partecipato già ad altri Capitoli, provinciali, generali o Intercapitoli. E sappiamo bene quali dinamiche, spesso nascoste, si mettono in movimento. Niente paura, siamo persone umane e queste cose fanno parte della nostra creaturalità. Importante è che alla fine del tempo, alla fine dell’Intercapitolo siamo riusciti a separare il grano buono dalla zizzania e mettere il grano buono nei nostri granai che sono le Circoscrizioni, per i prossimi anni; l’importante è essere riusciti a bruciare le scorie che non ci permettevano di prendere il largo e salire tutti sulla stessa barca verso la stessa direzione.

     Ma la Parola di Dio di oggi ci dice anche quali “antibiotici” dobbiamo prendere per vivere con gioia i momenti dolorosi del parto e ce ne indica tre: la speranza, la perseveranza e lo Spirito. «Nella speranza infatti siamo stati salvati»: la salvezza è la nostra meta ma è anche la visione del nostro mondo interiore che ci appartiene, è la nostra scelta di vita. La salvezza, personale e come missione, è il motore che spinge tutta la nostra vita. Ma per fare andare avanti questo motore la benzina da mettere si chiama speranza, e tanta! Fate in modo che in questo tempo che vivrete insieme ci sia una forte circolazione d’aria di speranza, che ognuna di voi sia per l’altra incontro di speranza. Molte decisioni che si dovranno prendere non potranno essere basate sull’evidenza, sulle certezze ma solo sulla speranza.

     E la speranza richiede perseveranza. Non sempre i tempi di Dio corrispondono ai nostri tempi, o come ci dice Isaia: «Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri». Ma la speranza ci dice che: «“Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, 1così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata» (Is 55,8-11). È questa la realtà entro cui ci muoviamo e viviamo.

     Colui però che costruisce la casa, che costruisce la Congregazione, che costruisce il nostro futuro e li costruisce sulla roccia è lo Spirito che è in noi, quello Spirito per cui Gesù ha pregato il Padre che rimanga sempre con noi: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”.

È dell’azione di questo Spirito, quella di cui, soprattutto in questo momento, abbiamo bisogno: «lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio». Veramente, dopo gli entusiasmi dei primi giorni di Intercapitolo potremmo vivere un momento di confusione e sperimentare “la notte dello Spirito” dove il Signore sembra non farsi sentire e noi siamo nello smarrimento perché non sappiamo cosa fare e dove andare. «È lo Spirito che viene in aiuto alla nostra debolezza e ci guiderà secondo i disegni di Dio».

     E lo Spirito non solo supplisce alle nostre debolezze ma: «lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto». Saranno importanti le lezioni, le relazioni, le discussioni che avrete in questi giorni, ma sarà molto importante che tutte queste cose vengano filtrate dalla luce di questo Spirito. Che regni in mezzo a voi come Maestro, in questi giorni, lo Spirito che ci è stato dato nel nostro Battesimo perché oltre ad insegnarci ogni cosa ci aiuti a fare memoria del Vangelo di Cristo che abbiamo scelto come centro della nostra vita e della nostra missione.

     Vi accompagni la premurosa sollecitudine di Maria nostra Madre e Regina. Ci sostenga il coraggio e lo zelo del nostro Padre San Paolo. E al Beato Alberione e alla Venerabile Maestra Tecla chiediamo di pregare con noi per il bene e il futuro della vostra Congregazione e della Famiglia Paolina. A gloria di Dio. Amen.

Don Vito Fracchiolla ssp

Roma, 5 settembre 2016